In VENETO : OSPEDALI "Belli di Notte"
Il Governatore del Veneto Luca Zaia |
VENETO, “L’annuncio del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, Gli ospedali, con i loro Pronto Soccorso, sono già aperti agli |
Il D.G. ULSS 2 di Treviso Fr.Benazzi |
Anche il D.G. della Ulss 2 di Treviso, Dott. Benazzi dopo aver |
il riferimento al film "Belle de jour" di Louis Bunuel con Catherine Deneuve non è casuale
Rassegna stampa da : Treviso , Verona , Doctor33
Questa "rivoluzione" avverrebbe per conseguire un abbreviamento delle liste d'attesa per tutti. Secondo rilievi della Regione Veneto, quasi 88mila persone si sono recate in Ospedale in giorno prefestivo, festivo o in orario serale; con questa decisione la Regione vorrebbe dare risposta a questi Utenti per ridurre le liste di attesa.
Secondo il CoAS Medici a pagarne il prezzo sarebbero ancora una volta i medici ospedalieri, il cui numero - ricordiamo - è in costante e rapido declino.
“Esistono perfino realtà particolari di grave rischio professionale per quei medici costretti a guardie interdivisionali con pazienti numerosi, logisticamente lontani e ad alta intensità di cure – aggiunge il segretario nazionale dell'Associazione sindacale.
Invece che correggere queste situazioni di rischio oggettivo, il Governatore Zaia fa proclami da campagna elettorale permanente”.
Anche il D.G. della Ulss 2 di Treviso, Dott. Benazzi dopo aver sottolineato la grave carenza di medici nel territorio della ULSS da Lui amministrata e dopo aver riferito di mirabolanti vantaggi ottenuti dal Fast-Track in Pronto Soccorso, ipotizza l'annullamento della possibilità di svolgere la Libera Professione Intramoenia per indurre i medici dirigenti dipendenti a "lavorare di più", rifacendosi verosimilmente all'idea dell'On. Brunetta che i medici fossero tutti "fannulloni". Forse il dott. Benazzi dimentica che la L.P.I.M. non solo è sancita da Leggi e da Contratti, ma è utile all'effettuazione di un rilevante numero di prestazioni che escono dalle liste d'attesa e di fatto le riducono.
“In tutta Italia, ormai – continua CoAS – i medici ospedalieri sono costretti a turni massacranti, spesso costretti a spostarsi da una sede all'altra per coprire carenze di personale ben oltre i limiti dei 50 km. indicati dalle norme. Ciò accade in particolare negli ospedali periferici, dove quasi nessun medico accetta di andare a lavorare.
Sono molteplici gli indizi di questo collasso sanitario: quando un primario va in pensione, l’azienda ospedaliera non ne assume un altro, ma passa le sue responsabilità ad altro medico che si fa carico di mandare avanti il reparto come "facente funzioni".
Sono davvero tanti gli indici di una Sanità sempre più in difficoltà e iniziamo a paventare un calo della qualità dei servizi e un rischio per la salute dei pazienti”.
“Non chiediamo – conclude il sindacato – di perseguire il benessere di chi lavora in ospedale, ma almeno di non proseguire sulla strada dell'umiliazione dei professionisti”.