AGGRESSIONE AI MEDICI
LE NUOVE MANTIDI RELIGIOSE
Da qualche settimana siamo costretti ad assistere impotenti allo spettacolo devastante di uno spot pubblicitario che incita lo spettatore a considerare l'eventualità che esso stesso o qualche parente siano stati partecipi nei dieci anni precedenti di qualche evento in cui possa essere ravvisato un errore dei medici curanti. Lo stesso spot conclude promettendo una valutazione della documentazione da parte di personale esperto e la totale gratuità dell'azione legale fino a buon fine; cioé le spese legali verrebbero ripagate dalle somme recuperate con l'azione legale.
Tutto ciò è molto triste e perfino deprimente.
Dimostra che è completamente mutato il rapporto tra medico e paziente; anzi, non dobbiamo più chiamare l'ammalato "paziente", perché non è più paziente, non vuole più soffrire. Non ha pazienza, si sente in diritto di chiedere urlando, minacciando, rifiutando e, ritenendo di essere unico, pretende che il suo caso clinico sia risolto immediatamente, prima degli altri e non accetta risposte negative o interlocutorie. Ritiene che debba esistere sempre una medicina, che qualsiasi malattia debba e possa essere curata e guarita, che non si debba più morire. Quando il congiunto anziano muore dopo lunghe e preventivate agonie per mali incurabili, i parenti spesso chiedono al medico che ha assistito agli ultimi istanti di vita dell'ormai defunto, "dottore, ma di che cosa è morto, cosa è successo?". Dopo pochi giorni arriva puntuale la richiesta di copia autentica della cartella clinica in modo perentorio, alle volte con la pretesa di averla incompleta dell'esame istologico non ancora giunto, nell'ansia di dover bloccare la possibilità di manipolazione da parte dell'equipe di medici curanti.
L'utente non è più paziente e pretende la salute al 100 %. Non accetta l'idea che qualsiasi atto medico possa avere, per la natura stessa delle cose, una percentuale di effetti collaterali, di incidenti previsti e conosciuti, di reliquati indipendenti dalla terapia o altro; l'utente pretende che la cura – medica o chirurgica che sia – gli restituisca la salute al 100 %, pena il ricorso alle vie legali.
Abbiamo anche scoperto da poco – da una sentenza della Cassazione – che la firma dell'utente sul cosiddetto consenso informato non serve a niente, non ha alcun valore, in quanto l'utente - secondo la Corte - potrebbe aver firmato in condizioni menomate per lo stato di necessità in cui si trovava ed una sorta di sudditanza psicologica di fronte al medico che gli propone un percorso di cura.
Il medico insomma è ormai "senza rete".
Non è protetto dalla propria Amministrazione che anzi gli addebita le spese eccessive sia per farmaci che per presidi; non è protetto certo da Giudici che sanno ben giudicare gli errori dei Medici ma non quelli degli altri Giudici; non è protetto dagli Ordini Professionali, ormai relegati al ruolo di Segreterie d'esazione di contributi; non è protetto dalle Assicurazioni che cercano solo di sfruttare questo clima di caccia alle streghe per aumentare progressivamente i premi di assicurazione; non è protetto dai suoi stessi Colleghi che, sia in perizie di parte sia in Consulenze Tecniche d'Ufficio, scrivono sentenze inappellabili su patologie e terapie di cui non hanno alcuna conoscenza diretta, disquisendo su fatti e cose estrapolati dal loro contesto.
Naturalmente il processo che ha portato a questa situazione è iniziato anni fa quando la stampa ha aperto il filone della "malasanità". E' un argomento che ha subito dimostrato di aumentare la tiratura dei giornali e l'audience dei Telegiornali o dei Talk-Show; sfruttando la peggior curiosità dei lettori e degli ascoltatori sono stati messi alla berlina sia casi effettivamente riprovevoli sia casi dimostratisi successivamente assolutamente privi di fondamento. Però, il moltiplicarsi degli eventi riportati nelle prime pagine, ha causato un aumento di sfiducia nel sistema sanitario fino allo stato attuale, dimenticando immediatamente che le complicanze sono una parte minima del numero elevatissimo di interventi medici che raggiungono il risultato programmato.
Tutto ciò ha significato il deterioramento del rapporto medico-utente.
In questi ultimi anni, in cui alla Sanità vengono sottratte le risorse necessarie per mantenere il sistema ad un buon livello di efficienza, si inserisce la necessità di tanti utenti di fare cassa lamentando danni minimi o inesistenti, sfruttando anche la propensione di alcune Assicurazioni a risarcire immediatamente anche per danni inesistenti pur di non dover sostenere lunghi ed onerosi giudizi.
In questo contesto si è inserita l'attuale crisi economica; alle volte sembra che l'utente ricorra all'ospedale più che per essere curato, per la speranza di incorrere in qualche episodio che possa essere interpretato da un "esperto" come lesivo e meritevole di risarcimento per danno biologico.
Si è quindi completamente sovvertito quel rapporto medico-paziente che ha permesso da sempre al medico di dare il meglio di sè; adesso vige la medicina difensiva determinata dalla paura di dover pagare per un'interpretazione malevole, costruita a posteriori a tavolino.
L'utente è diventato quindi una mantide religiosa: prima chiede aiuto al medico e poi lo divora, esattamente come la femmina della mantide che, quando il rapporto fecondante volge al termine, inizia a divorare il maschio che ha accettato quel rapporto.
A. G.